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io piú non son rozzo cosi com’era.
E ben d’altra maniera
senti che or io ragiono;
senti che or son diversi
100da que’ di pria miei versi.

Cosi rozzo com’era piú non sono:
che chi d’amor s’accende,
a ingentilirsi apprende.

Ma quanto io piú ti chiamo
105fuori dell’onde salse,

quant’io t’invito piú, tu ascolti meno.

Di me infelice e gramo

unquanco non ti calse,

ned amor senti, né pietade almeno,
no Ahi, quali entro il mio seno

per te, quai fiamme io porto !

Fiamme si ardenti e crude

in grembo Etna non chiude:

e tu, che sdegni a me porger conforto,
115tu sei che mi condanni

a cosi acerbi affanni. —

Egli con tai querele

doleasi, ed ella sorda

il lasciava languir nel duolo estremo.
120Oimè, Filli crudele,

che il tuo rigor s’accorda

con quel di Galatea ver’ Polifemo!

Io pur sospiro e gemo;

io pur per te tutt’ardo;
125per te mi struggo, o cara,

in doglia empia ed amara:

e tu, che sdegni a me volger lo sguardo,

tu sei che mi condanni

a cosi acerbi affanni.

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