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II

AL CONTE FRANCESCO ALGAROTTI

IN LODE DELLE SUE POESIE.

È forse ver? Forse l’etá vorace,
qual cadente onda di montano fiume,
che volga i sassi pel declive letto,
seco rapi nel corso i prischi vanti

5della cara alle muse itala terra?

Forse l’ardor della dircea virtute,
che fé* pensose un di Mantova e Smirne,
su Tonor di Ferrara e di Sorrento,
piú non ferve tra noi? Qual duro fato,

10qual di nemica stella invida legge

contende a* nuovi carmi il lauro antico?

Cotal piena di sdegno aspra querela
odo suonar nelle profane lingue
di volgar turba, de’ passati vanti

15ammiratrice ed ai presenti infesta;

cui non del ver la conosciuta luce,
non tarda norma di maturo senno,
ma Terror cieco ed il tenace inganno
per fallevole via travolge e guida.

20Tacciasi omai della maligna voce

l’iniquo suon: ceda l’invidia al vero.
Ancor di bella luce a noi risplende
il cirrèo giogo e su le tosche rime
splende il favor dell’implorato Apollo.

25Forse ch’io mento? O forse amor m’inganna

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