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Cupiditá non sazia
preme fra cento chiavi,
iniquamente inutile,
60Toro ne l’arche gravi:

e, se d’aver l’indegna
voglia non ha confine,
industria a le rapine
titolo e nome insegna.

65Natura invan sui tremuli

campi del mare infido
a guardia e Noto ed Affrico
pose da lido a lido,
se temeraria prora

70per intentati segni

porta servaggio ai regni
d’Esperò e dell’Aurora.

Die’ invan natura agli uomini
sorte egual d’egual cuna,

75se a l’immutabil ordine

non consenti fortuna:
ella in volubil cocchio
misura il suolo e passa;
tremante il vulgo abbassa

80il supplice ginocchio.

Oh terra! oh felicissima
stanza de l’uom primiero,
felice insin che grazia
tempio vi tenne e impero!
85Misera, poi che l’uomo,

cieco sul proprio eccesso,
contaminò se stesso
col mal gustato pomo!

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