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25Vago per selve inospite,
l’uom primo, alpestre e duro,
non conoscea ricovero
di tetto e d’abituro,
né spoglia difendevalo
30dal vicin sole o da l’acuto gel.
Fra i perigli e il disordine
(terribili a mirarsi!)
i crin si rabbuffavano
sovra le ciglia sparsi;
35gli occhi di furor lividi
rado trovar sapean la via del ciel.
Quando le stelle inducono
il sonno ai membri lassi,
sotto chiomata rovere
40giacea tra fronde e sassi,
e nel feral silenzio
ministro de’ suoi sogni era il terror.
Se foglia in ramo tremula
mormorava per vento,
45còlto da pavor gelido,
premea nel petto il mento:
scosso raccapriccia vasi,
e stringea freddo sangue il tardo cor.
Per l’atra solitudine
50tal, di se stesso incerto,
sen giá con orme pavide
misurando il deserto
l’uomo, a le belve simile,
sconoscente a natura, ignoto a sé.
55Salve, o fanciullo idalio,
spirator di leggiadre
cure ne l’uomo indocile!
salve, de l’uomo padre!
In societá raccoglierlo,
60se non Amor, qual altro dio potè?