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Errava un di sul margine
di fresco argenteo rivo,
cui dense ombre gratissime
coprian dal sole estivo:
65ivi ei mirò prodigio

^ dal fondo de la selva a lui venir.
Vide in leggiadra immagine
solitaria donzella:
mostrò allor l’occhio stupido,
70pien de la forma bella,

al cor non consapevole
la via dei desir dolci e dei sospir.

S’appressò, corse attonito;

s’affissò nel bel volto,
75e per lo sguado cupido

bebbe l’incendio accolto;

di vena in vena scorrere

la smania rapidissima senti.
Or piú non freme e ringhia
80il labbro a ruggir uso:

ma geme lamentevole;

poi si rista confuso.

Parlar tenta: Amor spronalo:

e il labbro indòtto: — Io t’amo — proferi.

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