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Aggirando ella i bei lumi,
insegnava ignoti affetti;
dura prole, i glauchi numi
60avvampar nei freddi petti;

ogni vento stette e tacque,
fuor che Zefííro, che venne
sulle penne
lieve lieve, è torse l’acque.

65Per le algose regioni

dando fiato a torte conche,
uscian schiere di tritoni
fuor dell’umide spelonche:
le nereidi stupite

70tenean l’occhio immoto e fiso

nel bel viso:
sol dogliosa era Anfitrite.

Alla diva di Citerá
sorrideano i lieti Amori,

75che correan per la riviera,

pargoletti volatori;
qual per gioco giú dall’etra
spargea nembo (l’odorose
pafie rose,

80qual trattava arco e faretra.

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