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IV

LA SOLITUDINE.

Lascia i sognati dèmoni
di Falerina e Armida:
porgi l’orecchio a storia
piú antica e meno infida.

5Sparta, severo ospizio

di rigida virtude,
trasse a lottar le vergini
in sull’arena ignude.

Non di rossor si videro
10contaminar la gota:

è la vergogna inutile
dove la colpa è ignota.

Fra padri austeri immobile
la gioventú sedea,
15e sconosciuto incendio

per gli occhi il cor bevea.

Ma d’oro o d’arti indebite
preda beltá non era:
sacre alla patria, dissero:
20— Per lei combatti e spera. —

Grecia tremò: Vittoria
de’ chiesti amor fu lieta;
premio gli estinti ottennero
di lagrima segreta.

25Chi v’ha rapito, o secoli

degni d’eterna lode?
Tutto svani: trionfano
fasto, avarizia e frode.

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