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Fuggiamo, o cara, involati
30dalla cittá fallace:
meco ne’ boschi annidati,
che sol ne’ boschi è pace.
Remoto albergo spazia
sui colli e al ciel torreggia:
35certo invecchiò Penelope
in men superba reggia.
Lá Ciparisso ad Ecate
sacro le cime innalza;
lá densi abeti crescono
40ombre d’opposta balza.
L’arbore ond’arse in Frigia
la Berecintia diva
contrasta al vento: ei mormora,
e i crin parlanti avviva.
45Un antro solitario
nel tufo apriron l’acque,
forse che a di piú semplici
fu rozzo, e rozzo piacque.
Il vide arte, e sollecita
50vi secondò natura;
Teti di sua dovizia
vesti le opache mura.
Onde argentine in copia
dalla muscosa conca
55versa tranquilla naiade,
custode alla spelonca.
Spesso la cipria Venere
ne’ spechi ermi s’ assise,
quando, del ciel dimentica,
60seguia pei monti Anchise.