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II

SERENATA.

Perché mai, se dentro al core
tu nudrivi aspro il pensiero,
chiamar poi mentito amore
sul sembiante lusinghiero,
5e giurar d’essermi grata,

Amarillide spietata?

Lasso ai me! Ch’io non temea
menzognero un si bel labro,
né il pensier se lo fingea
10di lusinghe amaro fabro:

ben nemici ai miei desiri
fúr quei guardi e quei sospiri.

— S’ io tradisco il caro amante,
se al mio Tirsi sono infida,
15re dei numi, in questo istante

un tuo fulmine m’uccida. —
Infedel, me lo rammento,
lo dicesti all’aure, al vento.

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