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V

IL DESTINO.

Ch’io scenda all’artifizio
di mendicata scusa?
Non posso: il volto ingenuo
col suo rossor m’accusa.

5La tua lusinga è inutile,

è tardo il tuo lamento:
tu l’esca a tanto incendio
negasti; ed ecco, è spento.

Se d’importuno ostacolo
10soverchio Amor s’offende,

dispiega i vanni instabili,
né richiamato intende.

Le forme tue risplendono
di non mortai bellezza;
15te sul fiorir non supera

la dea di giovinezza.

V’è piú che in me l’ingiuria
del non amarti aggravi?
Tu vanti onor domestici
20per venti etadi agli avi;

i lari tuoi ridondano
dei doni aurei di Pluto.
Lá pallidi rispettano
gli amanti un tuo rifiuto.

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