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Come potrei deludere,
misero! il core oppresso,
se testimon, se giudice
60fui de’ miei torti io stesso?

A chi, dimmi, nel compiersi
mezzo il notturno giro,
sui preparati cardini
le porte tue s’aprirò?

65I conosciuti aneliti

de l’esecrata voce
non udii forse? Ah, pèrane
la rimembranza atroce !

Segui, o di fede esempio
70e nuzial candore:

te giá le madri additano
specchio a le ausonie nuore.

Siegui! Gli dii t’arridano!
Giá le tue gesta han vinto
75Laide, erudita peilice,

del bimare Corinto.

Dotta costei di Venere
nei riti, e a chi non piacque?
Mille gli amor ne chiesero,
80e a mille, è ver, soggiacque.

Ma che? Per lei non videsi
inorridir natura,
né incestuosi talami
agitò mai spergiura.

85Novo è il furor che l’intime

vene t’ inonda e scote :
nòve per te s’intesero
colpe a r A verno ignote.

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