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25Noi crederai. Mentivano

teco i miei labbri amore:
difficile vittoria
di lusingato core
e nova preda e vittima ,

30cercai soltanto in te.

Che se talor fuggevole
cura di te mi prese,
se al cor talvolta amabile
l’immagin tua mi scese,

35in quante forme io perfido

non violai mia fé !

Tutte dirò le insidie

a cui viltá mi spinse?

e il profanato talamo,
40e i lacci onde mi strinse

ne* lari tuoi medesimi

rozzo, servile amor?
Odi, e l’ardir sacrilego

d’ogni pietá ti spogli:
45quanti da te mi giunsero

doni, amuleti e fogli,

d’ una rivai nutrivano

il fasto insultator.

Certo v’ ha un dio che inseguemi,
50che i torti tuoi non soffre:

egli, dal di che perfido
t’abbandonai, non offre
tregua a l’orror che m’agita
lo scellerato sen.
55Tutto m’è infausto. Aggravano

l’ombre il mio duol. La luce
splende importuna e torbida;
qual v’ha pensier piú truce
m’ingombra il cor; lo penetra
60freddo letèo velen.

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