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vili
IL DISINGANNO.
Invan t’infingi, e di pudor mentito
adombri invano le spergiure gote:
conosco i segni d’un amor tradito
e le impresse su lor livide note.
E l’occhio tuo, men del tuo labbro ardito,
sfugge un incontro che accusar lo puote:
troppo, aimè ! troppo a questo cor smarrito
dei furtivi ardor tuoi l’opre son note.
Misero! e t’amo ancora, e le deluse
mie speranze lusingo, e tento io stesso
se trovar posso agli error tuoi le scuse;
e cerco il tutto ricoprir d’oblio,
tristo, confuso, da rimorsi oppresso,
quasi tu l’innocente, il reo foss’io.
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