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XI
PER ILLUSTRI NOZZE LUCCHESI
PARLA TIBULLO.
Non mai su questo al nume suo diletto
felicissimo suol, dea degli amori,
surse piú bello ai nostri canti oggetto.
Péra chi sol fra bellici furori
5intrecci al crine degli eroi pugnaci
barbaro serto di sanguigni allori.
Amano i versi miei sorrisi e baci,
vezzi, lusinghe e sconsolato e basso
suon di querele, e pronti sdegni e paci.
10Mosse, la sorte a vendicar di Crasso,
piú d’un duce roman bellica schiera,
e vincitor rivolse al Tebro il passo.
Né mai concento di canzon guerriera
schiuser le corde di mia lira, usata
15Nemesi a risuonar, Delia e Neera;
ed or, che rara femminil beltate
ne invita al canto, al noto canto io torno,
memore ancor della vissuta etate.
— Silvia, d’Etruria onor. Silvia — d’intorno
20echeggian gli amenissimi mirteti
di questo a Citerea sacro soggiorno.
Silvia è cara al destini lei dai secreti
lari paterni in braccio a Tirsi adduce
pronubo il canto de* miglior poeti.
25Giá d’Esperò nel ciel brilla la luce;
qual mai d’Esperò v’ha luce piú bella
che le fanciulle ai talami conduce?