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Mostro giammai non videsi
aspro quant’egli e truce:

135un occhio sol ministragli

torbida infausta luce:
funesto il mento ingombragli
irto sanguigno pel.
Svèlto cipresso o pino

140fa scorta ai lunghi passi

per rinegual cammino,
aspro di tronchi e sassi:
treman, s’ei mugge, i taciti
antri, rimbomba il ciel.

145Pure, in quel sen si ruvido,

in quel ferrigno core
(chi *1 crederia?), nascosesi
per suo tormento Amore:
Amor che per l’indocile

150Galatea lo feri:

Solo conforto intanto
de la sua lunga pena,
vasta gli pende a canto
la pastorale avena,

155su cui quel duol che l’agita

cosi sfogava un di:

— O piú che latte candida,
o dolce piú del mèle,
ma sorda piú d’ogni aspide,

160ma piú che il mar crudele,

o Galatea bellissima,
perché t’involi a me?

Forse di molto armento
ricco pastor non sono?

165Odimi un sol momento;

e, se ti piace il dono,
la mia lanosa greggia
tutta sará per te.

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