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XII - PEL PRIMOGENITO DEL CONTE SANVITALE 253
Per me al tuo sen preparasi
170scelto monil di galle:
io di ligustri candidi
e di viole gialle
vaghi serti odoriferi
al crin ti cingerò.
175E, se turbar ti piace
ne’ mattutini albori
la solitaria pace
ai muti abitatori,
reti e canne ingannevoli,
180mio ben, ti getterò.
Ah! so ben io che rigida
tu non se’ poi cotanto;
ch’anzi fanciullo ignobile
ha di piacerti il vanto:
185il so; né de’ miei gemiti
a lungo ei riderá. —
Mentre ragiona, ei vede
per la soggetta riva
Aci che affretta il piede
190a la cerulea diva;
il vede, e a l’ire spronalo
la natia crudeltá.
A la gentil Selene
diran miei versi ancora
195quai furon poi le pene
di Galatea, qualora
lacero tronco esanime
rivide il suo fedel?
E l’improvviso giubilo
200che ricercolle il petto,
quando di fiume accolselo
sotto il mutato aspetto;
che tale a le sue lagrime
lo riconcesse il ciel?