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XVIII
LA FILOSOFIA MORALE

A UN AMICO.

Dal facil colle ove innalzò Fiorano
a la vergin di lesse are votive,
mesto sol perché troppo a te lontano,
candido Auronte, il tuo fedel ti scrive.

5Volgon tre lune ormai che qui men vivo

d’erma campagna abitator solingo,
e, inteso ad emular coturno argivo,
le fortune de’ re nei versi io pingo.

Né ancor, benché il tuo nome il vicin monte
10invocar m’oda tra il secreto orrore,

m’è dato riveder l’amica fronte,
la fronte avvezza a serenarmi il core.

Qual dunque avversa a* voti miei finora
forza ti toglie di destino occulta?
15Qui pure il colle de’ suoi doni indora,

e bellissimo qui l’autunno esulta.

Te forse, Auronte, co’ prestigi suoi
la cittá romorosa invidia ai campi?
ma quali amabil troppo agli occhi tuoi
20offre delizie, onde cosi ne avvampi?

Ingenuo cor non sa veder senz’irá
il velen che a l’incaute anime appresta:
segui la scorta del mio canto, e mira
gli esempi e i lacci ond’è costei funesta.

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