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XX

ALL’EGREGIO CANTORE GIOVANNI ANSANI.

Ansarli, ond’è che favolosi esempi
sembrano i fasti de l’antico canto?
né regna or piú, come a quegli aurei tempi,
musico vanto?

5Qual Timoteo oggimai di un Alessandro

moke o raccende i mobili pensieri?
o qual ne’ molli cor sveglia Terpandro
spirti guerrieri?

Fin che l’arte de’ suon quella de’ carmi
10segui compagna e al giusto e al ver soggiacque,

ne’ teatri, ne’ templi e fin tra l’armi,
semplice piacque.

Ma, poi che, schiva di promiscue lodi,
ambi la gloria d’indiviso regno,
15e che strana armonia fu de’ suoi modi

diffidi segno;

avida allor di popolar fortuna
e campi intesa ad occupar piú vasti,
ostentò di ricchezza inopportuna
20miseri fasti;

e, di sedotti orecchi altera e paga,
fra l’orgie audaci ed i lenèi clamori
lasciva emerse, e coglier sol fu vaga
sterili fiori.

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