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XXI
ALLO STESSO.

Odio i bassi concenti
di citarista indegno,
uso a far coi potenti
vil traffico d’ingegno,
5e il delitto e la frode

avvolti in bisso e in porpora
a coronar di lode.

Degno è Nason che accolgalo
del freddo Istro la foce,
10quando a colui querelasi

che il perugin feroce
spinse a l’orribil fame,
e a l’altro ond’è lo scoglio
tuttor di Capri infame.

15Cadon, derisi serti

e inaridita fronda,
i lauri al lusso offerti:
ma eterno il crin circonda
e contro gli anni è scudo

20lauro non compro e libero

fregio di merto ignudo.

O Ansani, a te non piegansi
dome province e genti,
né gli atrii tuoi rimbombano
25al fragor de* clienti.

E pur (diffidi vanto!)
per te a la parca cetera
sposai due volte il canto.

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