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XXIII - AL DEFUNTO MARCHESE RANGONE MACHIAVELLI 29I

Idol d’un popolo ebro,

che poi lo prese a scherno,

lungi dal patrio Tebro,

l’esule di Linterno,
65è vero, anch’ ei mori:

ma lunga etá non corse,

che il simulacro augusto

in sul Tarpeo ne sorse,

e de l’eroe sul busto
70invidia ammutolí.

Non io, tu il sai, tributo

di parie forme o altari

giá t’offrirò, che Pluto

a’ poveri miei lari
75i doni suoi negò.

Nuoti a ricchezza in seno

basso cantor servile:

libero fabbro almeno

d’ inviolato stile
80r A verno io varcherò.

Lasso! era giá mio vanto

trar da l’eolio legno

scopo a’ tuoi plausi il canto;

ma irrigidi l’ingegno,
85che ti fu caro un di.

Tutto soggiace ai danni

del tempo e tutto ha fine:

crebber le cure e gli anni;

e giá de le sue brine
90canizie mi copri.

Che se tornar t’è in grado
lodata al tuo soggiorno,
qual d’Acheronte al guado
l’ombra di Varo un giorno
95pompa giá feo di sé;

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