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ma fra il lusso barbarico, onde invano
cerca a le cure sue tregua e soccorso,
sappi che eterno in quel suo cor profano
60veglia il rimorso.

Con le ceraste che rapi a Megera
scorre la reggia, e in suon dolente e tetro
chiama agli abissi Tinfedel mogliera
l’ombra di Pietro.

65La tua vittima prendi ed abbi pace,

ombra tradita, e dal peggior suo pondo,
sotto cui da piú lustri oppresso giace,
libera il mondo.

E tu, vindice ognor d’ingiusti oltraggi,
70vergin non ancor nata e in cui risorto

tutto esser dee, Posteritá, de* saggi
speme e conforto:

se un nome chiedi al canto mio, dal fato
prescelto agli onor primi e di te degno,
75io de l’unico Testi il nome amato

a te consegno.

Tu conservalo eterno, e ne fa* mostra
come di specchio alle virtú piú pure:
e, tua mercé, lo invidino a la nostra
80l’etá venture.

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