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II

Ed ecco offrirsi ai sogni suoi l’imago
squallida e trista del guerrier diletto
(quanto diverso da quel di, che vago
il pie rivolse dal paterno tetto!)
e dirle in flebil suono: — Ahi mal presago
fui di un ben che doveasi a tanto affetto!
Bice, per sempre addio: barbara sorte
a noi vieta l’unirci altro che in morte. —
12

In travaglio si fíer, preso consiglio
da passione che a furor s’appressa,
sott’ abito virile, osò al periglio
d’incognito cammin creder se stessa.
Tal, di lagrime, un giorno, umida il ciglio
e da timor pel suo Tancredi oppressa,
nell’elmo Erminia imprigionato il crine,
alle care movea tende latine.

Come volle il destino, inosservata
scórse i confini del nemico e il ponte
che dividealo dall’avversa armata,
trovossi il campo disiato a fronte,
quando, non bene ancor l’ombra fugata,
le grigie cime a illuminar del monte
cominciava l’aurora, e che le altere
giá dal sonno sorgean galliche schiere.

14
Ma, quando a certa mèta era venuta,
vistasi alfine a gente amica in mezzo,
domar, timida a un tratto e irresoluta,
senti lo spirto a maggior rischi avvezzo;
e quanto piú di confortar s’aiuta
l’oppresso cor, piú crescele il ribrezzo;
ed è ne’ suoi pensier tanto raccolta,
che corre e nulla vede e nulla ascolta.

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