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II
CESARE AL RUBICONE.
Venne, girò tre volte orrido il guardo,
tre stette colla fronte incerta e china;
poi: — Si regni o si pera! a me (che tardo?)
giá l’impero del mondo il ciel destina. —
Disse, e gittò di lá dall’onda il dardo,
sfidò la sua nella comun ruina,
col petto urtando del destrier gagliardo
la contrastante Libertá latina.
— Cesare, perirai! Vinto il senato
e Italia e il mondo, a paventar ti resta
r ancor viva in un Bruto ira di Cato. —
Forse il vide e temea. Ma che non puoi,
misera di regnar sete funesta,
quando cangi in tiranni anco gli eroi?
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