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Vili
AD ERCOLE CHE FILA PRESSO A IOLE.
Ercole, ov’è quel tuo superbo vanto,
o del pesto ladron nella caverna,
o della serpe abbrustolata in Lerna,
o del cinghiai distrutto in Erimanto?
Ov’è la clava ed il peloso manto
temuti ancora nella valle inferna,
e l’arco e i dardi per sentenza eterna
serbati a vendicar l’onta del Xanto?
Misero! di maniglie e di vil gonna
i gran lacerti ed i gran lombi hai cinti,
e novelleggi e fili appo una donna.
Sotto que’ piedi adunque Ercol si prostri:
che, s’egli pur armato i mostri ha vinti,
vins’ella inerme il vincitor de’ mostri.
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