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In te di colpa indizio
la mia ragion non trova:
il veggio, il sento; e crederti
60spergiura e rea mi giova.

D’ogni piú nera istoria
gli esempi in te pavento.
Inorridisci: io Biblide,
io Pelopea rammento.

65Ah! m’abbandona, e lasciami

preda ai rimorsi miei:
no, tu con me dividere
lo strazio mio non dèi.

Ahi! questo di medesimo
70io barbaro, io profano,

in te volea commettere
la scellerata mano.

Degni dell’opra il Tartaro
supplizi aver non puote;
75non l’urne infami bastano,

non d’Ission le ruote.

Né fuggi? e in me s’affisano
pietosi i languid’ occhi,
e piangi, e supplichevole
80abbracci i miei ginocchi?

Cèssa: del rio spettacolo
tutto l’orror comprendo.
Cessa... Tu segui? Ah, Furie,
l’abisso aprite. Io scendo.

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