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Ma i giusti dii svelarono
30lo scellerato arcano,

ch’io dalle infide tenebre
sperai protetto invano.

Dai pianti tuoi principio
ebbe la nostra pena;
35ahi, Citerea medesima

potea valerli appena!

Il nume suo, che m’agita,
in testimonio io chiamo.
Da quel momento orribile
40sei vendicata: io t’amo.

E giá due volte uscirono
l’Ore all’usato corso,
né cibo o sonno ai languidi
membri recò soccorso.

45Per me non oso io chiedere

la pace a te rapita:
estremo dono accordami:
vederti e uscir di vita.

Se l’ira tua non placasi
50al disperato oggetto,

dell’ inflessibil Atropo
avrai piú duro il petto.

Forse gli dii ti sciolgono,
perché spergiuro io fui?
55Ah no! se a te mi rendono,

non ti vorran d’altrui.

Oblia le antiche ingiurie
Giunon, regina e moglie,
e, vergognoso, ai talami
60il gran Tonante accoglie.

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