< Pagina:Poeti minori del Settecento II.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

25Se infin di noi memoria

vivrá, se nulla io sono,
tutta d’Amor propizio
la mia fortuna è dono.

Egli discese ai talami
30di cento belle, il nume,

e i nostri carmi stettero
sulle vietate piume:

per lui fúr cari, ed ebbero
ne’ freddi cor virtute;
35tanto giammai non valsero

preghiera o servitute.

Per lui le man piú timide
scrivean gli ardor segreti;
ei m’offeriva immagini,
40favori ed amuleti.

Dolce onestá, che moderi
l’alme col santo impero,
tu vela i nomi incogniti
con rigido mistero!

45Non precedeva i rapidi

piacer la giusta pena,
i brevi di bastavano
alle conquiste appena.

De’ miei trionfi il numero
50vidi, e noiarmi osai:

timore al cor m’indussero
d’Orfeo la sorte e i guai.

Troppo alle belle in Tracia
piacque per sua sfortuna:
55tutte ad un tempo il vollero,

e solo il volle ognuna.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.