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XXI

ALL’AURORA.

Sorgi aspettata; il roseo
destriero alato imbriglia:
stanca è la notte e pallidi
son gli astri, o dea vermiglia.

5Come al favor dei zefiri

puro il tuo volto appare!
L’Ore non mai ti videro
piú bella uscir dal mare.

Te d’ importuna accusino
10le giovinette in pianti,

ch’entro ai furtivi talami
sorprendi i pigri amanti.

Ed io coi voti accelero
l’almo splendor, che move.
15Oh a me piú dea che Venere,

a me piú dea che Giove!

Tu il sai, confuso e lacero
da un desiar fallace,
al suol prostrato io supplice
20giaceva, e chiedea pace.

A grida e a pianti immobile
sedea la mia nemica,
piú amara e inesorabile
di leonessa antica.

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