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XXIV
LA DISPERAZIONE.

Empia, ad orror perpetuo
dannata infausta valle,
che rupi immense adombrano
colle deserte spalle!

5Quest’arse arene accolsero

Medea di rabbia insana:
qui agl’incantati aconiti
stese la man profana.

Il tuo mortai silenzio,
10l’aer maligno e cieco,

tutto m’è sacro, ed eccita
l’aspro dolor che è meco.

Tu, ch’ora ombrosa vigili,
o dea nemica al Sole,
15vedi: m’è intorno e m’agita

la tua tremenda prole.

Essa, di requie a Sisifo
ne’ regni bui cortese,
la fiamma in petto avvivami
20che un dio peggior v’accese.

Oh di perduti! oh inutili
pianti! oh desir fallaci!
Tu, de’ mortali esizio,
atroce Amor, tu piaci?

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