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III

PER IL PASSAGGIO IN ISPAGNA DI CARLO TERZO.

Da le porte vermiglie,
a’ rosati destrier sferzando il dorso,
lieta a spettacol novo uscia l’Aurora;
e per lo vasto mar le ardite figlie
d’ibera selva a le paterne piagge
pronte volgean la fortunata prora.
Al sepolcro ove giace
la dolente sirena

lamentavan le ninfe, e i dii del loco
mesti piangean su la deserta arena;
e a le note dogliose,
onde sonavan l’acque.
Capri e Ateneo rispose.

Chiuso ne le profonde
15caverne atre d’ Eolia, Affrico tacque,

Euro e Noto e la turba altra infedele:
solo intento Favonio aure seconde
recava seco, e per lo ciel sereno
scherzava intorno a le disciolte vele.
20Egli, il fratel di Giove,

su l’onde alto apparia,
che, mentre a la guerriera ospita classe
le vie del mar col gran tridente apria,
dicea queste parole:
25e percoteva intanto

le aurate poppe il sole.

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