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natura il chiede e di cangiar non lassa:
25vita ha lo spirto: i nomi

Morte rispetta e passa.

Deh, perché mai s’ordio
si tardi il nodo onde, o signor, beato
oggi ti chiami, e quei partir per tempo?

30Meta piú illustre a piú superbo ingegno

non offersero i numi, onde d’oblio
l’opra scampasse a la mortai vicenda.
Non è un sangue men degno
perché da re non scenda,

35se l’ardua fronte a lui piegare i regi.

Talasio è presso: al suo venir la chioma
Tebro, Sebeto e ’1 Reno alzan da l’onda:
gode Nettuno e guarda
la a te devota sponda.

40Ben cento e cento vati

ai gran talami intorno udrai mentirti
vane certezze di sognati augúri.
Stolti! Qual può mortale entro a l’ignoto
ordine eterno penetrar dei fati?

45Notte orrenda il ricopre; altri noi move:

e le lusinghe e i voti
portano i venti altrove.
Non sempre ai figli degli eroi fortuna
offre il crin d’oro: è cieca dea. Virtute,

50sol di te puote un’alma esser superba.

Te dan gli dii; nei figli
paterno amor te serba.

Ben con felici carmi
le dive orecchie a lusingar di Teti
55Proteo sorgeva, e nacque il grande Achille:

ma il bagnò Stige; e di Chiron la voce,

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