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VI
AL CONTE GIOVAN FRANCESCO ALDOVRANDI MARISCOTTI,
SENATOR BOLOGNESE,
NELLE SUE NOZZE.
E a noi la chioma eterna,
cinto d’immensa luce,
Castore istesso scintillando apparve,
pietoso iddio, che col fratel Polluce
5divinitate e i di concessi alterna;
e pei tempi miglior, pel nodo antico
che giá mi strinse in piú tranquilla etate
(dolce memoria!), i versi miei chiedea:
io su le fila aurate
10sonante inno movea.
Certo che a te sorrise
fin da l’argentea cuna
e sorti altere promettea la Parca.
Vedi, signor, che avara altrui fortuna
15i suoi tesori in tuo favor divise:
forse che piú non ne ostentò la reggia
de’ figliuoli d’Atreo, che a lunga guerra
giá cento regi e mille navi armáro.
Oh te beato in terra,
20che senza quei se’ chiaro !
Sacro incanto de l’alma,
t’empie l’accorto petto
eloquenza da Giove aureo discesa;
possente dia che il vario umano affetto
25rapida al suo talento eccita e calma.