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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu{{padleft:108|3|0]]vedute non sarebbero state vere?” E così e’ fece due volte il piacer suo colla donna, sempre affermando che ciò non era. E così, credendo di essere stata illusa da un incantesimo, la donna se ne tornò a casa.


CXLI

Di un eremita che si godè molte donne.

Eravi in Padova un eremita che aveva nome Ausimirio al tempo di Francesco, che fu il settimo duca di Padova; e sotto pretesto di confessione, egli, che era in fama di uomo santo, ebbe molte donne anche della nobiltà. Finalmente, poichè l’ipocrisia non si può lungamente nascondere, si divulgò la fama di queste scelleratezze, e preso dal Podestà, confessò molte di quelle nefandità e fu condotto a Francesco. Questi fe’ venire un segretario, e per riderne, chiese all’eremita certe notizie e i nomi delle donne che egli aveva avute. E il segretario scriveva i nomi, molti de’ quali erano di donne mogli a’ familiari del Duca, e questo per averne poi causa di riso. Quando alla fine parve che avesse il romito finito di nominare, il Duca chiese se ve ne fossero ancora, egli costantemente negò; ma il segretario lo redarguì più aspramente e lo minacciò della tortura se non avesse detto ogni cosa. Allora l’eremita sospirando: “Scrivete, gli disse, anche la vostra e mettete anche quella nel numero delle altre.” Quando udì ciò, cadde di mano, pel dolore, la penna al segretario; e il Duca ne fece gran riso, dicendo che era giusto che quegli che con tanto piacere aveva udita la sventura degli altri venisse ad essere in loro compagnia.

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