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facezie 127

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu{{padleft:139|3|0]]di andare in un luogo oscuro, perchè alla luce non avrebbe mai osato; e la donna acconsentì in buona fede. Il frate, quando fu al buio, fe’ coricare la donna e, prima il dito, poi l’altro membro introdusse, e fece l’affare suo; poi disse che l’ascesso erasi rotto e che ne era uscito l’umore. Ecco come quel dito fu risanato.


CXCV

Motto faceto di Angelotto

su di un cardinale greco che era barbuto.

Angelotto, cardinale romano, che in molte cose fu giocondissimo, un dì che vide venire alla Curia un cardinale greco che, come è costume del suo popolo, aveva una lunghissima barba, ad alcuni che si meravigliavano ch’ei non l’avesse tolta secondo la consuetudine degli altri: “Egli fa assai bene, disse, perchè fra tante capre è comodo che rimanga un becco.”


CXCVI

Di un cavaliere corpulento.

Un cavaliere, che era molto corpulento, entrò in Perugia, dove molti gli si fecero incontro (gli abitanti di quella città sono per natura pronti alla facezia), e presero a farsi beffe di lui, perchè contro l’uso, dicevano, portava le valigie dinanzi, ed egli rispose argutamente: “Io le porto dinanzi, perchè ciò è necessario in una città di briganti e di ladri come è questa.”


CXCVII

Motto faceto di un giudice ad un avvocato che

citava la “Clementina” e la “Novella.”

Dinanzi ad una curia secolare, a Venezia, trattavasi di una causa testamentaria. Erano presenti gli avvocati

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