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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu{{padleft:156|3|0]]volerlo, sì che era costretta a piangere. E così quello sciocco, più che predicante, latrante, se ne andò confuso della sua stoltezza.
CCXXX
Di una giovine che fu burlata da un marito vecchio.
Un Fiorentino, già vecchio, condusse in moglie una giovine, che aveva appreso dalle matrone a resistere la notte alle prime violenze del marito, ed a non cedere la fortezza al primo assalto. E rifiutò. E l’uomo, che a navigar per quel mare aveva spiegate tutte le vele, quando la vide così ritrosa, le chiese del perchè non fosse docile seco. E la vergine disse che ciò era per dolor di capo, e l’uomo, ritirati gli ordegni, si volse sull’altro lato e dormì fino all’alba. La ragazza, quando s’accorse che ei non la cercava, dolente del consiglio che le avevano dato, destò il marito e gli disse che il capo più non le doleva. Ed egli: “Ora mi duole la coda,” rispose, e lasciò la moglie vergine com’era. Perchè è ben fatto ricevere le cose buone tosto che vengono offerte.
CCXXXI
Le brache di un frate minore diventano reliquie.
Un fatto molto ameno, e che trova luogo fra queste storielle, avvenne tempo fa ad Amalia. Una donna maritata, mossa, come credo, da ragion di bene, andò a confessare i suoi peccati ad un frate dell’ordine dei minori. Costui, parlando, mosso dal desiderio, fece tanto con la donna, che finalmente la trasse alla sua voglia e insieme cercarono il modo di far la cosa; e si combinò fra di loro che la donna si sarebbe finta malata ed avrebbe a sè chiamato il confessore; con questi