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22 facezie

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IX

Di un Podestà.

Un Podestà che era stato mandato a Firenze, il dì che entrò nella città, fece, com’è d’uso, nella cattedrale, alla presenza de’ priori della città, un lungo e noioso discorso; poichè a sua lode prese egli a narrare come già fosse senatore a Roma, e ciò che egli aveva fatto e ciò che gli altri fatto e detto avean di lui; poi descrisse l’uscita sua dalla città e il seguito che l’accompagnava; poi, che il dì dopo si recò a Sutri, e disse punto per punto ciò che egli aveva compiuto. E appresso mostrò dove era stato giorno per giorno, e parlò delle persone e de’ luoghi dov’era stato ricevuto, e ciò che fatto vi aveva. Erano già di molte ore in questo racconto trascorse, ed egli non ancora a Siena era giunto. Questa eccessiva lunghezza di un discorso noioso aveva stancato tutti gli uditori, che avean ragione di temere che tutto il giorno sarebbe passato in questo modo; e poichè già si avvicinava la notte, un uom faceto, che era fra gli astanti, venne alle orecchie del Podestà e gli disse: “Monsignore, omai è tardi, e conviene abbreviare il viaggio; perchè se voi oggi non entrate in Firenze, giacchè oggi stesso vi è prescritto di entrarvi, avrete mancato all’ufficio vostro.” Udito ciò, quest’uomo sciocco e ciarlone si affrettò a dire ch’era venuto a Firenze.


X

Di una donna che ingannò suo marito.

Pietro, mio compatriota, narrommi un giorno una assai piacevole istoria di un’astuzia che una donna ebbe. Egli aveva relazione con la donna di un villano poco furbo, il quale per fuggire da’ creditori passava

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