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XXXVIII
Graziosissimo consiglio di Minaccio a un villano.
Un villano che era salito sopra un castagno per raccogliervi i frutti, cadde e si ruppe una costola; e venne a consolarlo un certo Minaccio che era uomo molto allegro, e fra le cose che gli disse, gli diè ancora un consiglio per non cadere mai più dagli alberi: “Avrei voluto saperlo prima, disse il malato, ma tuttavia questo potrà altra volta giovarmi.” “Ebbene, disse Minaccio, fa’ in modo di non discendere giammai con maggior fretta di quella con la quale tu sia salito; ma discendi con l’uguale lentezza con cui sei salito; a questo patto tu non potrai mai cadere.”
XXXIX
Risposta dello stesso Minaccio.
Lo stesso Minaccio, che era assai povero, avendo un giorno al giuoco dei dadi perduto qualche moneta e la veste, si era seduto piangendo alla porta di non so qual taverna. E un amico che lo vide in lacrime: “Che cosa hai, tu che piangi?” gli chiese. E Minaccio: “Niente,” rispose. “Perchè dunque piangi, se non hai niente?” “Per questo soltanto, che non ho niente.” E l’altro meravigliato: “Ma perchè, se non hai niente, piangi?” “Appunto per questa ragione, rispose, che io niente posseggo.” Quello credeva che egli piangesse per una causa da niente; questo piangeva perchè niente gli era rimasto dal giuoco.
XL
Di un povero guercio che era andato
per comprar frumento.
Al tempo della grande carestia a Firenze, un povero guercio andò in piazza, a comperare, diceva, qualche