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facezie 39

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu{{padleft:51|3|0]]sestario di frumento; e quando si fu informato del prezzo, sopraggiunse un altro, che gli chiese a quanto si vendesse al sestario il frumento: “Un occhio,” rispose, volendo con ciò significare il caro prezzo dei viveri. Questo udì un monello presente, che saltò su a dire: “Perchè dunque hai preso teco un sacco così grande, quando tu non puoi comperarne che un sestario solo?”


XLI

Di un uomo che chiese perdono a sua moglie malata.

Un uomo consolava sua moglie al letto di morte, e le ricordava che egli si era sempre mostrato buon marito e le chiedeva perdono se mai qualche cosa le avesse fatto di male; e disse ancora che, fra gli altri uffici maritali, egli non aveva giammai trascurato quello del letto, fuori che in quel tempo in cui ella era malata, perchè quel lavoro non l’affaticasse. Allora la donna benchè malata prese a dirgli: “Oh, davvero che di ciò non potrò io mai perdonarti; perchè in nessun tempo fui io tanto malata, da non poter comodamente giacere.” Che gli uomini adunque faccian l’opera loro, per non dover mai chiedere alla moglie un perdono come questo, che esse a buon diritto potrebbero negare.


XLII

Di una giovinetta che accusava il marito

di essere poco fornito.

Un giovane nobile e bello condusse in moglie la figlia di Nereo de’ Pazzi cavaliere fiorentino, che fu, tra gli altri del suo tempo, uomo eminente ed egregio. Dopo alcuni giorni, tornò ella, com’è costume, alla casa paterna, ma non vivace e lieta, come sogliono essere le altre, ma mesta e pallida e con gli occhi bassi. E la

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