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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu{{padleft:54|3|0]]candola ad avergli misericordia. Ella se ne andò, coperta di rossore, e alla madre che era lì presso e che glie ne chiese la ragione, narrò della preghiera che le avea fatta il confessore.
XLVI
Graziosa risposta di una donna.
Una donna, alla quale il marito spesso chiedeva, per qual ragione, se uguale nell’uomo e nella donna era il piacere del coito, fossero piuttosto gli uomini che seguivano e sollecitavano le donne, di quello che queste gli uomini, rispose: “Questo è stabilito con molto senno, che noi non siamo che cerchiamo gli uomini. È provato che noi donne siamo sempre pronte alla faccenda, voi uomini no. E noi pertanto chiederemmo invano gli uomini quando questi non fossero all’ordine.” Acuta e graziosa risposta.
XLVII
Di un frate questuante che in tempo di guerra
parlò di pace a Bernardo.
Nella guerra ultima che i Fiorentini fecero all’ultimo Duca di Milano era decretato che se alcuno avesse parlato di far la pace fosse punito di morte. Bernardo Manetti che era uomo di ingegno vivacissimo, trovavasi un giorno al Mercato vecchio per comprare non so che cosa, quando gli si fe’ innanzi uno di que’ frati che vanno per le vie alla questua e che stanno ne’ trivii alcun che in elemosina chiedendo pe’ loro bisogni. E innanzi di chiedergli l’elemosina, gli disse: “Pax tibi;” e allora Bernardo: “A che parlasti di pace? Non sai tu che va della testa a parlare di pace? Me ne vado, soggiunse, perchè non mi prendano per complice tuo.” E così se ne andò, sfuggendo le molestie di quell’importuno.