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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Poggio Bracciolini - Facezie, Carabba, 1912.djvu{{padleft:58|3|0]]
LIII
Di un tal che ferì Ridolfo tirando l’arco.
Alcuni cittadini di Camerino passavano un giorno il loro tempo esercitandosi fuor delle mura al tiro dell’arco; e un tale mal destro lanciò la freccia e ferì lievemente Ridolfo che assisteva di lontano. Costui fu preso, e, fra i varî pareri che si enunciavano su la pena da infliggergli, poichè in questa guisa ciascuno credeva di procurarsi la grazia del Principe, uno propose che gli si tagliasse la mano perchè non tirasse più d’arco. Ridolfo comandò che lasciassero l’uomo, dicendo che quella sentenza sarebbe stata efficace se fosse stata eseguita prima ch’egli fosse ferito. Risposta piena di umanità e di prudenza.
LIV
Storia di Mancini.
Mancini, che era un villano del mio borgo, recava carichi di frumento a Figline a some d’asini, che a questo fine egli spesso noleggiava. Una volta, tornando dal mercato, stanco del viaggio, montò sur uno dei migliori asini e quando fu presso casa contò gli asini ch’erano innanzi a lui, e non tenendo conto di quello sul quale egli era, gli parve che ne mancasse uno. Angustiato per questo lasciò tutti gli asini alla moglie, dicendole di restituirli a’ padroni. E sempre sull’asino tornò al mercato, che distava di là sette miglia, chiedendo ai passanti se per caso avessero trovato un asino smarrito. E poichè tutti negavano, tornò a casa la notte gemendo e lacrimando per averne uno perduto. Ma quando finalmente la moglie gli disse di scendere, s’accorse dell’asino che egli aveva con tanta fatica e con così grave dolore cercato.