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Fosse la sapïente opera tocca.
Ed anche i saggi dell’antica Grecia
Della Natura di scoprir gli arcani
Co’ numeri tentàr; come quel grande32770
Che, di ferree pianelle un dí calzato,
Giú nelle gole ignivome dell’Etna
Precipitosamente si lanciò;
Ed Eraclito, il qual s’ebbe d’arcigno
Aggiunto il nome per l’oscuro eloquio;775
E gli altri tutti che dal dolce stretti
Travaglio del saver furo ed avvinti,
E che i nostri avi celebràr per lungo
Volgere d’anni. Dall’occidentale
Balzo sí come fulmine trisulco,780
Folgora quei che, giovinetto appena33
Ed inesperto pe’ suoi teneri anni,
Ricanta Achille e d’Ettore il riscatto,
E dell’Averno i regni, e del crudele




Doctus, et arpino tamen exploratus ab ungui.
Scilicet et veteres naturam panciere Graî
Carmine tentârunt celebri: ceu maximus ille,
Aerisonas pedibus qui quondam inductus amyclas,
Insiluit siculi rapidum cratera camini;495
Et cui de vocum tenebris cognomina flenti
Addita; quosque alios studio sapientia dulci
Implicuit, cecinitque diu memoranda vetustas.
Emicat hesperio, trifidum ceu fulmen, ab orbe
Qui, vix puber adhuc rudibusque tenerrimus annis,500
Haemonios iterat currus auroque repensum

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