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poesie d’argomento affine | 91 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pontano - L'amor coniugale.djvu{{padleft:103|3|0]]
pelvina
Ed anzi vi aggiungo io stessa
aranci maturi anzi tempo col ramo lor verde: purché55
tu alla nutrice il grembo non abbia bagnato stanotte,
ad Unctilia che diedeti il latte quand’eri piccino.
Ora che sei grandicello ti devi di ciò vergognare.
quinquennio
Mamma, non t’arrabbiare con me: la colpa è del sonno.
Spesso nell’ombra mi pare d’andar coi compagni a diporto60
o di nuotar sul lido o prendere gli agili pesci
nella rete e lasciarli di nuovo guizzare nell’acqua.
Mi sembra di tuffarmi e molle riuscire dall’onde,
rorido il corpo di stille. Di questo compiacimi, o mamma,
prega che questo Dio mi svegli e il vasino mi porga:65
gli cederei per questo i fichi e la dolce focaccia.
pelvina
Ma, piccino, quel dio non à fame e non s’occupa affatto
del tuo vasino. Prendi i doni ma prendi anche i semi
che ti guariscon dal troppo fluir dell’umore.
Se no, quel dio feroce col duro flagel ti spaventa.70
Vola esplorando se mai un bimbo i suoi lini à macchiato,
e porta nelle mani ben dieci fascetti d’ortica.
Batte con lo scudiscio e involge col nero mantello
quello che bagna il letto e con la sua bocca lo inghiotte.
Ma pur si rabbonisce e chiude le orribili fauci75
quando stai buono e il capo mi porgi e ravviarti i capelli
io posso e pettinarti per bene e pulirti dai lèndini.
Ei seco porta una fune raccolta intorno al suo capo,