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poesie d’argomento affine 107

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Però che mentre l’ago le verdi nell’ombra formava
querce tra gli ischi molli, da lungi ecco l’Erebo muove
nera tempesta che svelle le forti radici profonde
d’ischi e di querce e l’ombre disperde dell’alte corone115
verdi e de’ suoi ricami la gloria rapiscono i venti.


Toglie ai viventi la luce il sole e tramonta, gli estremi
raggi lanciando. Ariadna tra l’ombre notturne si perde
oscuramente effusa nel vuoto e di tenebre cinta.
Dove ne andasti, o luce, o sole purpureo, del giorno120
raggio crudele? Meco, oh meco venite, o fanciulle,
meco venite, o dee, a pianger venite, o sorelle
Naiadi, cui giungeva le danze campestri Arïadna
stessa le bianche membra nei liquidi fonti bagnando.
Vengan le Driadi e insieme si affrettin le amiche Napee125
memori delle danze tra l’ombre dei monti notturne:
piangano qui le dee e sciolgano i gemiti amari.


Sparve la luce, l’ombra salí, ma la molle rugiada
pascolo piú non brami, né il campo e la messe la pioggia;
scorran di lagrime invece le fonti, le piogge e l’estiva130
rugiada in queruli ruscelli dal funebre margo,
e in mormorii canori Ariadna ripetano, Ariadna
nel sospiroso corso e l’umide gemano arene.


Morta è la luce, l’ombra si sparse. La rovere getti
le fronde, perdan gli agili ontani la gloria del verde135
e il lauro e il mirto tristi si scindan le foglie perenni,

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