Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
114 | l’amor coniugale |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pontano - L'amor coniugale.djvu{{padleft:126|3|0]]
Non odi? I tristi sospiri già volan per l’aria ed il vento
flebile tra le molli foglie gemendo spira.12
giacinto
Della bella padrona un giorno io ero l’amore,
riparo ai caldi soli, mite mi fu l’inverno.
D’essa le facili dita già m’ebbero in cura gentile,
sempre era a me l’aprile, rorido sempre fui!16
Pianser le ninfe la morta e l’aurea Ciprigna la pianse,
tre volte la sua chioma si lacerò e le gote.
Cadde cosí di bellezza il fior che m’adorna e l’inverno
triste mi colse, tutto periva il mio splendore.20
viaggiatore
Tomba felice, e ceneri ancor piú felici! Ma dimmi
bimbo, donde quel vago a te venne splendore?
giacinto
Quando mori Arïadna io già inaridivo, ma venne
il vedovo marito a bagnarmi di lagrime;24
questi sul tumulo stille dagli occhi versava amorose,
questi irrigò di pioggia perpetua le ceneri.
Fiore cosí ritorno sorgendo in vigor dalle tombe
ed il noto lamento sui miei petali reco.[1]28
- ↑ È noto il mito di Giacinto che, amato da Apollo, e da lui, per inganno di Zefiro, ucciso, fu convertito in fiore, recante nei petali le lettere AI-AI, i lamenti cioè di Apollo.