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XII
DAGLI “ERIDANI” LIB. II
XXXII
ALLA MOGLIE MORTA
Sull’immatura fine del figlio Lucio.
(1500)
Già nove autunni, o sposa, passarono tristi, da quando
l’insazïata morte florida ti rapiva.
Memore tu frattanto del letto sponsale felice
e con pietà sí cara verso l’amato sposo,4
meco scherzavi nei sogni, fermarti con me tu solevi
e con i cari accenti alleviar le cure,
delle tue gravi sciagure tu pur consolavi il dolente,
mescevi ai nostri gaudii anche le gioie tue.8
Ogni piacere ed ogni dolore con me dividevi,
con te comune sempre ogni pensiero mio;
viva, presente nell’ombra tu spesso a me incontro venivi
viva di casa all’opre, in ogni ufficio pio.12
Qual odio mai ti prese? Qual dio mi fu tanto nemico
da far che tu lasciassi il tuo già vecchio sposo?
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