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libro i | 17 |
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Vieta che sola a dormire t’indugi nel vedovo letto;
vergine, il suo precetto saggia non vuoi seguire?”
Disse, e uno scettro d’alloro leggero le tempie mi sfiora.
La visïone allora cinse una nebbia d’oro,124
poi dileguò sui venti: segnando l’aerea sua via
con la flagrante scia delle chiome fluenti.
Mentre divampa la forza del fuoco e l’incendio propaga
mentre per me la vaga dea la sua lira accorda,128
tu pure, o vezzoso fanciullo, tu vuota per me la faretra:
è la lirica cetra caro d’amor trastullo.
Ardi, ferisci, o Amore: non io del tuo imper mi lamento,
piú gode nel tormento quando infocato è il cuore:132
molle piú il verso allora, piú lieta sarà l’armonia
ch’esce fluendo via dalla bocca sonora.
Tu ancora. Ariadna, il mio fiero furore alimenta e consola:
Vieni, tu sei la sola pace del mio pensiero.136
Dura, o speranza, a chi prega non essere e ostile al sembiante,
un eterno d’amante vincolo a te mi lega.
Siami, ti prego, pietosa: per te mi consumo d’affetto,
compagna del mio letto, cara futura sposa.140
Ch’io possa felice marito d’Imene col grato favore,
frutto di tanto amore, pórti l’anello in dito.
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