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III

CARME NUZIALE[1]

Ad Espero

(31 gennaio 1462)


Sorgi, o del cielo amore, desio degli sposi giocondi,
sul talamo diffondi, Espero, il tuo splendore.

Venere accogli l’invito e i passeri aggioga volanti,
porta le faci avanti fulgide al sacro rito;4

e poi che gl’imenei congiungere suoli invocata,
guida la sposa amata ai desiderî miei.

Fa’ ch’essa piú non tema, gli scrupoli volgi in piacere,
insegnale a godere la voluttà suprema.8

Fede e Concordia sorelle dell’inclite Grazie e d’Amore,
caste dei sogni all’ore splendan virginee stelle.


  1. Una versione di quest’elegia è stata pubblicata nel 1915 a Fabriano da Romualdo Sassi (nozze Malvaioli-Mancini). È in distici non rimati. Ad essa segue l’elegia decima che anch’io aveva già tradotto senza rime, e che lascio immutata, non contenendo la poesia tale elemento fantastico da esser suscettibile di una piú elegante e piú elaborata versione. Le due versioni del Sassi, assai accurate e fedeli, non dimostrano però sufficiente dimestichezza con simile forma poetica. Migliore è la versione dell’elegia decima. Perché si veda qual differenza passa tra una versione con rime e una senza rime, riporto i primi quattro versi della terza:

    Espero, sorgi e il raggio gradito ai talami spandi,
    invocato desio di giovinette e sposi;

    scendi tu pure, Ericina, gli augelli canori aggiogati:
    al dolce rito, e porta le rutilanti faci.


20

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