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22 | l’amor coniugale |
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Oh! nel fervor delle danze tra i suoni osannanti alla diva
“Evviva Imene, evviva!” echeggino le stanze.
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Ecco la sposa novella: cessate dai suoni e dai canti,
al limitar davanti esita ancor la bella.36
Ecco: i suoi passi già lenti sofferma: è rossa nel viso:
d’Erato il dolce riso mescesi ai cari accenti.
“Non esitare, o figlia, solleva il tuo piede; c’è un nido
per te: uno sposo fido: entra: è la tua famiglia.40
Casa felice avrai di santi penati ricetto:
in pace sul tuo letto candido dormirai.
Sposo tu avrai che l’oro di Creso o dell’Ermo le arene
vili al confronto tiene: sola gli sei tesoro.”44
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Disse. Elegia frattanto s’appressa, è adorna nel crine,
bianca le membra e fine sotto purpureo manto.
“Piangi? le lacrime, o bella, offuscan degli occhi il fulgore,
felicità d’amore quivi godrai novella.48
T’attendon la dolce quïete, il lungo sereno diletto,
del soffice tuo letto le voluttà segrete.
E piangi ancor? Ti fisa con trepido sguardo il tuo sposo
e al pianto doloroso l’alma à da sé divisa.52