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libro i 23

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Pietà non senti?[1] vieta quest’oggi di piangere Imene:
di delizie serene presso è la notte lieta.

Non differire ancora l’amplesso del caro marito
verso il felice rito muovi il tuo passo: è l’ora.56

Bene varcasti, o diva: la soglia dei quieti suoi lari
bene alla destra pari, la destra tua s’univa.

Andate, abbracciatevi stretti, cingetevi il collo beati,
premio i futuri nati sïano de’ vostri amplessi.[2]60

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .

Stretti com’edera al ramo: le braccia alle membra avvinghiate
e le bocche baciate mormoreranno: t’amo!64

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .

Chiudete le porte: già il letto riceve i due giovani amanti,
occhi non vuol davanti il tenero diletto.68

Solo tu assisti, o Imene nuziale, alle lacrime, al riso,
al mormorio diviso, al combattuto bene.

Sposi, fin che alla terra il sole non torni, godete.
Desïata quïete, dopo sí lunga guerra!”72


  1. Nel testo manca qui il punto interrogativo, senza il quale la frase “Di lui pietà non ti muova” come traduce il Sassi, non ha senso, o lo à.... a rovescio.
  2. Si tralasciano due versi: piú sotto altri due.
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