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26 | l’amor coniugale |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pontano - L'amor coniugale.djvu{{padleft:38|3|0]]
Tutte bramavanlo sposo: ma quello fisava fulgenti
gli occhi su te dolenti, dell’amor tuo pensoso.44
Germina a poco a poco, o Luce, in te il primo amore,
nel volto è il tuo dolore, è ne’ tuoi occhi il fuoco.
Danze piú non conduce Apollo se manchi la dea:
musica non ricrea, lungi da Febo, Luce.48
Cresce l’amore e insieme si scorge la forza d’amore,
oltre non può l’ardore nascondere la speme.
Parlan le cupide occhiate, i cenni e le mani furtive
nelle carezze schive, nelle carezze grate.52
Rossa è la dea: stordito Apollo: obliano le danze:
balbetta di speranze l’accento sbigottito.
Videro tutti gli dei e Giove fu presto informato:
“Questi con giogo amato, disse, sposar potrei.56
Degna al Tonante nuora, del fulgido ciel radïoso
degna e di tale sposo degna è la Luce ancora:
sposo dovuto a lei (se moglie d’alcuno ella sia)
piú degno, in fede mia, certo non troverei.”60
Disse e per mano prese senz’altro e Apolline e Luce.
Al cenno di tal duce ai carmi Imene attese.
Già Luce allo sposo diletto, già Febo dà i baci alla sposa:
pensa la desïosa coppia all’amato letto.64
E Febo: “O Luce mia, carissima Luce, deh, chiedi
quello che meglio credi, ciò che il tuo cuor desia.”